La discarica di Malagrotta che raccoglie la maggior parte dei rifiuti della capitale sta arrivando alla saturazione quindi la strada della differenziata intrapresa a Roma è quella giusta, tanto per non fare la fine di Napoli per intenderci. Però, si, in tutte le storie che riguardano la cosa pubblica, ci sono sempre tanti “però” e tanti “ma”.
Iniziamo con il dire che l’AMA ha deciso un piano e un metodo di gestione dei rifiuti che non ha tenuto conto di ciò che pensava il cittadino della capitale e non ha inizialmente accettato pareri e proposte. L’AMA ha deciso che i cittadini devono accettare nel palazzo i bidoni maleodoranti della raccolta dell’umido, che si devono assumere la responsabilità della detenzione dei cassonetti e che devono mettere in preventivo possibili multe collettive derivanti da una sbagliata raccolta dei rifiuti.
Grottesca è la storia legata ai primi sacchetti di raccolta realizzati in carta, fatti studiare appositamente in Germania e anche brevettati per paura che un’invenzione del genere, potesse essere rubata magari da qualche fornaio per incartare il proprio filone di pane. Ridicole anche le minuscole pattumiere in plastica auto ventilanti che i cittadini hanno avuto in dotazione, che avrebbero dovuto contenere i “tecnologici”sacchetti di carta. Questi primi sacchetti di carta si impregnavano delle sostanze liquide e si bucavano regolarmente creando chiari inconvenienti.
Da poco e sottolineo da poco, i cittadini sono stati dotati di sacchetti biodegradabili simili alle normali buste di plastica usate per raccogliere l’immondizia prima dell’avvento della differenziata. Tutta questa inefficiente struttura spaventa perché dietro cela persone selezionate e dagli stipendi faraonici che hanno passato mesi e mesi a studiarla prima di metterla in atto. Non parliamo poi dello scandalo della parentopoli di Alemanno legata alle assunzioni nell’AMA.
Mentre una volta c’era un camion con un solo operatore che raccoglieva un bidone oggi ci sono centinai di camioncini con due o tre persone che come formiche girano, girano, girano a vuoto creando anche ingorghi nelle strade. Era pure logico che a tutti questi parenti, Alemanno, gli dovesse trovare qualche cosa da fare durante tutto il giorno, mica poteva trovarseli sempre davanti casa che gli elemosinavano un’occupazione. La cosa bella è che grazie all’umido dei rifiuti romani si realizza il fantomatico compost, un concime naturale, utilissimo nell’agricoltura biologica; ma che fine fa? Ho chiamato l’AMA e molti funzionari alla domanda: “ Che fine fa il compost romano? ”, bene, la risposta non è facile averla, non sanno rispondere neanche loro. Il compost probabilmente sarà regalato o peggio stipato o addirittura venduto ma vantaggio di chi?