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L’onda

venerdì 13 marzo 2009, di Sandra Avincola


S’incomincia con il rivolgersi all’insegnante con la dovuta deferenza, “sig. Wenger” cioè, e non - semplicemente e fin troppo familiarmente - chiamandolo per nome. Si continua alzandosi in piedi ogni volta che si vuole prendere la parola; s’impara, quindi, a favorire lo spirito di gruppo e a sviluppare un senso di solidarietà per tutti coloro che ne fanno parte. Perché non contrassegnare, poi, questa comune appartenenza con dei simboli immediatamente leggibili?
Ecco allora subentrare una sorta di divisa – jeans e camicia bianca – che annulli le differenze di status sociale, razza, sesso e religione; poi un logo, un’onda che s’inarca arrogante e potente a travolgere ogni forma di resistenza “aliena”, e infine una forma di saluto speciale, un gesto che è anche una patente di reciproca agnizione … Tutto questo fa parte, nel film “L’onda” di Dennis Gansel, di un gioco di ruolo (che vede coinvolti insegnante e studenti) propedeutico all’acquisizione del concetto di autarchia durante una settimana di approfondimento didattico a tema.
Reiner Wenger, docente di Educazione Fisica nonché allenatore della squadra di pallanuoto in un liceo tedesco, preferirebbe intrattenere i suoi allievi sull’argomento, a lui molto più congeniale, dell’anarchia, ma se lo vede “soffiare” da un collega più sollecito di lui. Eccolo allora cercare di svolgere al meglio il tema affidatogli, in un clima di crescente entusiasmo da parte dei suoi studenti che lascia interdetto lui per primo. I giovani vedono via via crescere la propria autostima grazie ai compiti che sono chiamati a svolgere, ciascuno secondo i propri gusti ed attitudini, per “lanciare” il loro movimento; riscoprono il gusto di sentirsi utili, di condividere ideali e finalità comuni, di far parte di un tutto organico e riconoscibile. Per molti di loro l’Onda diventa, nel breve volgere di pochi giorni, elemento sostitutivo di famiglie assenti o disgregate, ciò che colora e riempie di significato giorni d’insopprimibile vuoto. Una battuta, nella parte iniziale del film, chiarisce molto bene questo concetto. Due giovani dialogano in un pub sullo sfondo assordante di una musica “hard rock”. Uno fa notare che la loro generazione non ha altro fine se non “sballare, sballare e sballare”. Cosa puoi aspettarti di diverso – ribatte l’altro – se il personaggio più cliccato in internet è Paris Hilton?
Il corso di anarchia acquista in breve un seguito tra gli studenti che mette l’insegnante al centro dell’attenzione invidiosa e malevola dei colleghi. Ben presto egli si avvede, però, che la cosa sta sfuggendo alla portata del suo controllo. Gli adepti dell’Onda cominciano a rendersi protagonisti di bravate e a criminalizzare ogni forma di dissenso in modo sempre più intollerante e violento. Sotto gli occhi allarmati di Wenger, prende corpo la riproduzione di un vero e proprio regime totalitario in sedicesimo: il suo potere sui ragazzi è diventato enorme, ed egli si rende conto che basterebbe una sua parola per far prendere loro direzioni fin troppo pericolose. Finché, durante la partita di pallanuoto contro la squadra di un liceo rivale, la situazione degenera in forme d’aggressività che fanno decidere Wenger a intervenire prima che sia troppo tardi. Ma forse è “già” troppo tardi …
Tratto dal racconto che William Ron Jones, docente di Storia in un liceo californiano, fece sulla base di una sua reale esperienza didattica, il film è stato da Dennis Ganzel ambientato nella Germania d’oggi, per mostrare quanto e come la fascinazione esercitata da ideologie totalitarie possa fare ancora presa sulle generazioni attuali, perfino in un paese che - per il proprio passato –tende a propugnare la massima distanza da modelli dittatoriali. L’impianto didascalico è perciò forte, e talora scopertamente teso a funzionare più come apologo che come vero e proprio “tranche de vie”. Ciononostante il film ha un suo fascino visivo e una sua intima coerenza che rende la sua visione raccomandabile specialmente per i giovani.


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