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"Vadis al Maximo"

«Volevano fare le corse coi cocchi nel Circo Massimo, come ai tempi dell’Impero. Io mi sono opposto in tutti modi. E così hanno iniziato a detestarmi». Umberto Croppi, ex assessore alla Cultura della capitale appena fatto fuori, si toglie un po’ di sassolini dalle scarpe

venerdì 28 gennaio 2011


"Ma non ce lo poteva dire Alemanno che Croppi era così importante?" Fabrizio Cicchitto è scocciato. Il capogruppo alla Camera del Pdl non si aspettava una tale reazione da parte dell’intellighenzia bipartisan, tutti in lutto per la defenestrazione dell’assessore di destra più amato dalla sinistra. La vera vittima del rimpasto nella giunta di Roma, sbattuto fuori all’ultimo minuto per compiacere (si disse) un Pdl che voleva la testa di tutti i finiani. Per questo si protesta e si raccolgono firme a destra come a sinistra. Ma la notizia è che a sinistra se ne raccolgono di più.

Firmano progressisti di chiara fede da Dacia Maraini e Renato Nicolini; premi Oscar come Dante Ferretti; registi impegnati come Marco Tullio Giordana; politici di varia derivazione da Leoluca Orlando a Ugo Intini e persino una militante del movimento omosessuale come Paola Concia. Se lo avesse saputo che si scatenava questo casino, Cicchitto l’avrebbe lasciato al suo posto Croppi. In fondo era solo un assessore alla Cultura. E la cultura per la destra italiana non è una cosa seria. L’han sempre detto.

Tranne lui, Umberto Croppi nato a nel 1956 schedato da Wikipedia come politico e saggista, ma che in realtà vanta un curriculum molto più fantasioso. C’è il Fronte della gioventù del vecchio Msi; la riscoperta di Tolkien con l’invenzione dei Campi Hobbit (raduno dei giovani fascisti anni Settanta); i pellegrinaggi mistici in Asia insieme a studi sull’induismo e sul buddismo; la militanza tra i Verdi e la fondazione di Nessuno tocchi Caino (lega internazionale contro la pena di morte). Infine la costruzione meticolosa della campagna elettorale per Alemanno sindaco : tutta opera sua. Come dice il proverbio: "Non far mai del bene se non sei pronto all’ingratitudine". Ma forse Croppi l’ingratitudine la poteva prevedere più che la gratitudine del nemico di sempre. Quella sinistra intellettuale che è scesa in campo a difenderlo.

Se l’aspettava questa dimostrazione di affetto?
"Francamente no. E ammetto che mi gratifica molto. Di sicuro mi danneggerà. Per cui vorrei aggiungere che tra le prime voci che si sono levate c’è quella forte e "destra" di Pietrangelo Buttafuoco su "Libero". Sa, per riequilibrare".

Ma la bilancia pende ancora a sinistra. Per di più il sindaco ha fatto capire che lei non era simpatico alla giunta. Colpa della cultura o delle sue simpatie per Fini?
"La mia vicinanza a Fini non è stato un movente diretto. Nessuno in realtà ha chiesto la mia testa. Ad Alemanno è stato solo chiesto spazio. L’inimicizia degli altri consiglieri invece è vera. Non sa quanti progetti assurdi ho bocciato! Francesco Orsi aveva diligentemente annotato fra le sue carte tale appunto: "Bisogna convincere Croppi per Vadis così diventiamo imperatori di Roma"".

Cos’è Vadis?
"L’ennesima proposta di corsa delle bighe al Circo Massimo. Titolo: "Vadis al Maximo". Per questo ho appeso in ufficio un cartello di divieto con biga e messaggio. "Finché sono assessore io non si fanno corse delle bighe"".

È la cultura spettacolo dell’era Berlusconi che lei nel lontano 2005 aveva dichiarato essere ormai al termine.
"Però qualche anno dopo ho ammesso di aver sbagliato".

E ora?
"Non mi sbilancio. Vede quanto è difficile fare previsioni politiche in Italia?".

Ne faccia una su Bondi. Lei cosa avrebbe votato, fiducia o sfiducia?
" Ho una grande simpatia umana per Sandro Bondi, ma credo che il ministero della Cultura abbia bisogno di una personalità diversa. Sono felice di non dover votare".

Torniamo a lei. Dunque i colleghi non l’amavano. Ma il sindaco? Eravate amici da sempre, vicini nella vita e nella lotta. È rimasto deluso da Alemanno?
"Deluso no. Lo conosco da 35 anni. Conosco il suo modo di reagire, la sua fragilità. Gli avevo consigliato di sciogliere la giunta per farne una più forte e autonoma e invece l’ho visto cadere nella trappola del "Sistemiamo qualche amico che torna utile nella cucina interna"".

E perché l’avrebbe fatto?
"Alemanno era uno dei pochi leader della destra legittimati da un forte consenso dell’elettorato. Poteva aspirare a un ruolo nazionale. La crisi di Roma lo aveva spaventato e nel compiacere il gruppo romano del Pdl pensava di salvarsi. Ma ne è uscito dimezzato" .

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