Arriva la prima legge regionale sul fine vita in Italia, approvata dalla Regione Toscana. La Corte Costituzionale la invocava dal 2019, con l’invito al Parlamento a regolare la materia. Il Parlamento non si è attivato e questo ha spinto le regioni a provare a dotarsene autonomamente.
Il primo tentativo di legiferare sul suicidio medicalmente assistito si è avuto in Veneto dove il Consiglio regionale nel gennaio 2024, dopo la discussione e il voto, aveva bocciato e rinviato in commissione il testo. Il dibattito in aula è servito a far emergere la necessità e l’urgenza delle cure palliative.
Il tentativo andato a segno è quello del Consiglio regionale della Toscana che ha emendato il testo di iniziativa popolare “Liberi Subito” proposto dall’Associazione Luca Coscioni, poi approvato con con 27 voti favorevoli di esponenti di PD, Cinque stelle e Italia Viva, 13 voti contrari del centrodestra e un consigliere che non si è espresso.
Nei sei articoli, la Legge Regionale toscana definisce i ruoli, le procedure e i tempi per il suicidio assistito. Il primo step è l’istituzione di una commissione multidisciplinare, con la scelta dei professionisti che ne faranno parte. La commissione deve costituirsi entro 15 giorni dall’approvazione della legge e sarà composta da un medico per cure palliative, un neurologo, uno psichiatra, un anestesista, un infermiere e uno psicologo, più uno specialista della patologia del malato, tutti dipendenti del servizio sanitario regionale.
Questa commissione insieme al comitato etico dell’unità locale socio-sanitaria si occuperà di dare una tempestiva risposta all’istanza del malato (20 giorni) ; in caso di esito positivo, entro 10 giorni devono essere stabilite le modalità di attuazione del suicidio assistito e nei 7 giorni successivi la ASL deve fornire gratuitamente il farmaco e mettere a disposizione il personale sanitario.
Il tempo previsto per l’intero iter, dalla domanda del paziente al trattamento sanitario effettivo è intorno ai 50 giorni. In ogni momento il paziente potrà sospendere la procedura o annullare la richiesta.
Perché l’intervento di una legge regionale? La sentenza n. 242/2019 della Corte Costituzionale ha cancellato la punibilità per chi aiuta al suicidio una persona malata, nel caso in cui sussitano quattro requisiti contemporaneamente: la patologia è irreversibile, la presenza di sofferenze fisiche o psicologiche reputate intollerabili dal paziente, la dipendenza da trattamenti di sostegno vitale e la capacità di prendere decisioni libere e consapevoli da parte del paziente. La Consulta era nuovamente intervenuta con sentenza n. 135/2024, per precisare la nozione di “trattamenti di sostegno vitale”. La sentenza del 2019 non specificava in che tempi il comitato etico è tenuto ad esprimersi e chi fattivamente deve occuparsi della somministrazione del farmaco. Proprio per riempire questi due vuoti, la necessità di una legge regionale.
Insieme a questa legge, il Consiglio regionale toscano ha approvato altri ordini del giorno, come la valorizzazione delle cure palliative, chiedendo fermamente un intervento legislativo nazionale.
Questo passo della Toscana suscita, come prevedibile, scontenti e malumori. In primis nei consiglieri regionali di centrodestra che hanno presentato ricorso al collegio di garanzia statutaria per la verifica di conformità rispetto allo statuto regionale. Il collegio di garanzia ha 30 giorni per esprimersi e durante questo lasso di tempo la legge non può essere promulgata. Suscita malumori all’interno dello stesso PD nell’area cattolica, nel Governo e nel mondo cattolico, dai vescovi toscani alla Conferenza episcopale.