Con la legge di bilancio 2025 il taglio del cuneo fiscale per i redditi medio-bassi è confermato e si estende ai redditi fino a 40.000 euro. Il taglio del cuneo resta contributivo per i redditi fino a 20.000 euro mentre per i redditi tra 20.000 e 40.000 euro il taglio diventa fiscale, con una detrazione fissa di 1000 euro fino a 32.000 euro, detrazione che diminuisce fino ad azzerarsi tra 32.000 e 40.000 euro.
Confermata la revisione delle aliquote IRPEF a tre scaglioni, introdotta nel 2024, che prevede l’accorpamento dei primi due scaglioni, con l’applicazione dell’aliquota al 23% sugli imponibili fino a 28.000 euro lordi (anziché fino a 15.000 euro).
Per incentivare la natalità è previsto il bonus bebè di 1000 euro per ogni figlio nato o adottato nel 2025 per famiglie con ISEE non superiore a 40.000 euro. Ampliato il periodo di congedo parentale indennizzato all’80% a tre mesi in totale, entro il sesto anno di vita del figlio; bonus asilo nido fino a 3.600 euro per nuclei con ISEE inferiori a 40.000 euro (restano escluse da questa soglia, le somme relative all’assegno unico universale). L’esonero contributivo per le madri lavoratrici è confermato ed esteso alle alle lavoratrici a tempo determinato e a quelle autonome, sotto forma di sgravio contributivo che dal 2025 spetta alle lavoratrici madri di due o più figli, fino al compimento del decimo anno d’età, entro la soglia di 40.000 euro di retribuzione o reddito imponibile ai fini previdenziali.
Innalzato a 1.000 euro il tetto delle detrazioni fiscali per le spese scolastiche nelle scuole paritarie.
Rifinanziata la carta “Dedicata a te” per l’acquisto di beni alimentari di prima necessità per famiglie con ISEE non superiore a 15.000 euro.
Introdotto un limite massimo alle detrazioni fiscali per i contribuenti con redditi superiori ai 75.000 euro, così da garantire maggiori agevolazioni alle famiglie con più di due figli a carico e alle famiglie con figli disabili.
Le misure più attese nell’ambito previdenziale mirano a favorire la permanenza sul lavoro: la detassazione e l’estensione dell’incentivo contributivo cioè l’agevolazione che consiste nel riconoscimento in busta paga della quota di contributi a carico del lavoratore, per i lavoratori che pur in possesso dei requisiti per il pensionamento anticipato, decidano di restare al lavoro. Sono state introdotte modifiche alla normativa vigente per agevolare la permanenza al lavoro dei pubblici dipendenti.
Sale da 30.000 a 35.000 euro la soglia di reddito da lavoro dipendente o da pensione che permette di beneficiare della flat tax al 15%.
Quanto agli investimenti pubblici, previsto il potenziamento degli investimenti nel settore della difesa e al finanziamento delle missioni internazionali di pace.
Altre risorse sono previste per assicurare il finanziamento degli investimenti e lo sviluppo infrastrutturale del Paese e per interventi di ristrutturazione edilizia e di ammodernamento tecnologico degli edifici di sanità pubblica.
Molto carenti gli interventi sul sistema previdenziale e sull’incremento alla natalità, che sono i due punti su cui il nostro Paese deve tenere alta la soglia d’allerta e provare ad invertire i trend attuali. Per via della denatalità e della fuga all’estero di diversi giovani, che comportano l’assottigliamento della popolazione attiva (15-64 anni), la sostenibilità del nostro sistema pensionistico è fortemente a rischio nell’arco dei prossimi decenni. Inspiegabile l’aumento delle detrazioni per scuole paritarie, non c’è motivo di incoraggiare l’iscrizione dei nostri giovani in queste strutture, dove il servizio reso è limitato rispetto all’offerta dell’istruzione pubblica.
Scarsamente significative anche le misure sui redditi e per l’agevolazione delle assunzioni. Non efficaci quelle in sanità e pressoché non pervenuto il contributo per il dinosauresco sistema industriale che di investimenti avrebbe certamente bisogno, ma non i soliti ammortizzatori sociali come la cassa integrazione che interviene a valle cristallizzando su questa e poche altre vie, il denaro pubblico.
Non significative infine le misure volte al sostegno di situazioni di fragilità e indigenza, ma del resto si era partiti in questa direzione con il decreto primo maggio (maggio 2023) e la grande riduzione della platea di fruitori del reddito di cittadinanza, relegndo questa misura ai soli nuclei con casi di disabilità, minori e anziani.