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Smart city

La metropolitana all’età della pietra

Come frequentando la metropolitana di Roma si possa ritenere necessario un urgente raddoppio degli stipendi dei dirigenti ATAC. Per scherzo, ma non troppo.

mercoledì 15 aprile 2015, di J. Pierluigi Renzi


Fate conto di dover andare in un negozio che so… in Via Corfinio, zona Porta San Giovanni. Facile. Basta prendere la metropolitana fino alla fermata San Giovanni. Banale. Ci riuscirebbe anche un bambino, purché non sia di Berlino. Anzi meglio, dovete proprio essere del quartiere San Giovanni, perché altrimenti al momento di lasciare la stazione della Metro per risalire in superficie sareste in serio imbarazzo.
Ci sono 4 uscite, nemmeno troppe, e sono indicate con i nomi delle vie o delle piazze. Una si chiama San Giovanni e le altre pure. Ma per andare in Via Corfinio? Niente da fare. O si tenta con il lancio della monetina o si chiede al giornalaio, sperando che sia gentile. E allora se siete di Berlino e non parlate italiano…
Per fortuna le uscite sono solo 4. Almeno fin quando la stazione San Giovanni diventerà nodo di scambio con la linea C, perché allora saranno proprio dolori. La questione è importante perché, sebbene all’Atac non se ne siano resi conto, quando un utente esce dal vagone della metro si trova sottoterra nell’impossibilità di orientarsi a vista. Forse capirebbero meglio se invece di metropolitana si chiamasse sotterranea. Sarebbe da provare.

Sono stato a Parigi. Li ci sono stazioni dove incrociano 5 linee della metro e le uscite sono più di 20. Ma come ci si può orientare in un simile guazzabuglio?
Si può, si può. Ed è anche piuttosto semplice. In ogni banchina, proprio accanto al varco di uscita che immette nella rete di corridoi sotterranei e dove non si può fare a meno di passare è collocata in bella vista una grande mappa particolareggiata della zona urbana intorno alla stazione. Nella mappa sono indicate le uscite per salire in superficie, un cerchietto colorato con un numero da 1 a n (n = numero delle uscite). Basta individuare sulla mappa il luogo da raggiungere per sapere quale é l’uscita corrispondente. Poi ci si avvia per i corridoi della stazione e ad ognuno dei tanti incroci si segue il numero scelto. Fatto. Si esce in superficie esattamente dove occorre. Senza dire una parola in francese. Perché in Francia il numero "1" lo scrivono "1". E anche a Berlino, guarda un po’!

Naturalmente questo sistema rende tutto più semplice. Volete andare al cinema? Nella pubblicità sul giornale è scritto che la sala la trovate a "Chateau Rouge 16". Cioè dovete raggiungere quella stazione e risalire dalla uscita 16. Facilissimo. E varrebbe anche in entrata. Esempio, in un depliant turistico potrebbe essere indicato un percorso e dopo aver visitato il Palatino, per visitare la Basilica di San Paolo (o Ostia Antica) l’indicazione sarebbe di proseguire prendendo la (Metro B) Circo Massimo 2. Perché Circo Massimo 1 vi porterebbe a Termini, dall’altra parte.

Ora, a tutti quelli - e di questi tempi di dilagante populismo son veramente tanti - che ciarlano di stipendi troppo alti per i dirigenti delle società pubbliche, come per esempio l’Atac, vorrei dire che sbagliano alla grande. Perché se questi dirigenti avessero denari, andrebbero più spesso in vacanza a Parigi. E alla fine potrebbero capire anche loro, per quanto affannati da problemi più grandi, che si può aiutare un pochino l’ignaro turista o lo sprovveduto cittadino. E ci vuol veramente poco. Certo dovrebbero compiere l’enorme sforzo di mettersi nei panni del comune cittadino e, ammettiamolo, l’impegno potrebbe risultare assai gravoso.

Ora, fin qui abbiamo giocato. E speriamo che, sfuggendoci un qualche importante particolare, esista effettivamente una giustificazione per la assenza di un sistema semplice di segnaletica nella metropolitana di Roma.
Una città frequentata giornalmente da decine di migliaia di turisti; nella quale l’impresa turistica è di una importanza vitale per l’economia e il lavoro tale che non dovrebbe sfuggire proprio a nessun dirigente non vogliamo dire capace, ma che almeno ami la città che lo mantiene.

Parigi, per restare all’esempio, ha una frazione minima dei luoghi storici e artistici che fanno la bellezza di Roma. Non solo molti più turisti stranieri la visitano ogni anno ma Parigi vanta un tasso di fedeltà notevolmente superiore; cioè un turista che visita la capitale francese ci torna successivamente e anche più volte mentre i turisti che vengono a Roma non tornano più. Sarà un caso?

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