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La televisione: tra finzione e realtà

La magnifica opera di ricostruzione a L’Aquila secondo "Forum"

giovedì 31 marzo 2011, di Sandro Casalini


Cosa si può fare per costringere “i grandi fratelli”che
gestiscono i canali TV a fare di questo strumento un mezzo del sapere,
della conoscenza,della cultura. Una vera finestra aperta sul Mondo?
Il livello più basso è stato toccato, ancora una volta,dalla
trasmissione” Forum”, condotta da Rita Dalla Chiesa su un canale del
Cavalier Berlusconi. E’ stata fabbricata, al costo di 300 euro, la falsa terremotata dell’’Aquila, utile ad esaltare il premier per la sua “grandiosa opera di ricostruzione “e a criticare ,in modo volgare,le persone che vivono
ancora alle spalle dello Stato negli Alberghi dove,è stato detto,mangiano e
bevono gratis.
Questa è una televisione che confonde, con un vero e proprio metodo,
la finzione con la realtà e viceversa. Vorrei qui citare il direttore di
repubblica, Ezio Mauro che nel suo “fondo”di martedì 26 marzo
ricorda ciò che disse , nel 2004, uno stretto collaboratore del
presidente George W.Bush al giornalista Ron Suskind:”Ora noi siamo un impero e quando agiamo,noi creiamo la nostra realtà.
E mentre voi state studiando questa realtà,giudiziosamente,noi
agiremo ancora creando nuove realtà che voi potrete soltanto studiare e
nient’altro..
Credo che questo esempio,fatte le dovute proporzioni,calzi a pennello
con quello che accade nel nostro Paese nel campo dei medie e non solo.
Mercoledì scorso,Berlusconi,recatosi a Lampedusa per promettere
soluzioni per alleviare così le sofferenze dei lampedusani e dei migranti,
prodotte dalla vergognosa inerzia del suo potere ha annunciato ,tra una folla plaudente,di aver comprato una casa,si dice per un milione e mezzo di euro,e di voler ,così,diventare lampedusano. Un maestro,il fondatore e padrone di Mediaset,nel creare una realtà altra,nello spostare l’attenzione da una drammatica vicenda ad un reality show. Una vera propria manipolazione delle coscienze, più volte denunciata da intellettuali come Pasolini o da politici,pochi e inascoltati, per la verità.
I rischi della novità portata dalla televisione, per esempio, furono
denunciati agli albori della nascita di questo mezzo di comunicazione
da Paolo Bufalini in una relazione al comitato federale romano del
partito comunista, il 15 gennaio del 1960. Ecco la sua analisi:” La diffusione
sempre maggiore di prodotti della civiltà moderna è andata sempre più
accentuando le tendenze individualistiche nei rapporti sociali.
Il contenuto imposto alle trasmissioni televisive,sottolinea Bufalini,
tende a fare di quest potente strumento di comunicazione di massa uno
strumento di diffusione del conformismo,dell’individualismo piccolo borghese, un incitamento continuo alla passività culturale e politica.Le forme
organizzate della vita associativa politica e culturale subiscono
una generale flessione.I nuovi strumenti di formazione di massa
dell’opinione pubblica offrono alle classi dominanti nuove
possibilità di offensiva ideologica utilizzate senza scrupoli.(dal libro “valle
dell’inferno”1948-1961 di D.Panzieri). Sono trascorsi 50 anni ma
questa lucida analisi resta di grande attualità. Purtroppo Bufalini, in
questo passaggio della sua relazione, non ci dice che fare per contrastare
questa perversa pratica di inventare realtà altre. C’è una questione
televisiva figlia di una grave crisi della democrazia in questo paese.
Due gli obiettivi più urgenti: risolvere il gigantesco conflitto di
interessi del capo del governo e riformare il servizio pubblico sottraendolo,
innanzitutto, al controllo del potere politico e dei partiti.

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