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Doc ita (2009)

Pietro Germi: il bravo, il bello, il cattivo

Il percorso cinematografico di Pietro Germi riscoperto attraverso le testimonianze dei suoi attori, ma anche attraverso i suoi collaboratori più stretti e i familiari.

venerdì 11 ottobre 2024


Questo documentario si articola nei quattro momenti fondamentali: Il Neorealismo, i film di genere, l’invenzione della commedia all’italiana e i tentativi di percorrere nuove linee narrative, in un momento di grandi innovazioni.

Pietro Germi narrato a partire dalla fine dell’esperienza neorealista fino all’Oscar per la sceneggiatura di "Divorzio all’italiana", passando attraverso l’invenzione della commedia all’italiana.

Un’ampia selezione delle tappe più significative della sua cinematografia realizzata con immagini di repertorio delle Teche Rai, spezzoni dei suoi film e materiale inedito, scrupolosamente restaurato, e attraverso le testimonianze dei suoi attori; Lando Buzzanca, Claudia Cardinale, Virna Lisi, Stefania Sandrelli, Elena Varzi, dei colleghi Pupi Avati e Carlo Lizzani e degli storici Adriano Aprà, Mario Sesti e Marco Vanelli, ma anche dei suoi più stretti collaboratori e dei suoi familiari, tra cui i figli Marialinda e Francesco Pietro.



Pietro Germi è stato uno dei grandi maestri del cinema italiano, sia come regista che come attore. Nato a Genova nel 1914, dopo essersi dedicato prevalentemente a pellicole di stampo drammatico e dalla forte critica sociale e politica, nella fase della piena maturità cominciò ad interessarsi alla commedia, realizzando film che, pur conservando una certa attenzione per le tematiche dei suoi lavori precedenti, assumevano spiccati toni satirici e cinicamente umoristici, che lo hanno portato ad essere considerato uno dei più importanti esponenti della commedia all’italiana. Il termine stesso fu ispirato da un suo film, Divorzio all’italiana, che fu una delle pellicole più importanti di tale filone artistico e gli valse il Prix de la meilleure comédie alla 15ª edizione del Festival di Cannes e il Premio Oscar per la miglior sceneggiatura originale nel 1963.

Germi diresse film di vario genere, dal neorealismo italiano alla commedia all’italiana. È particolarmente famoso per la sua capacità di mescolare il dramma e la satira sociale, offrendo una critica acuta della società italiana. Ecco un elenco dei suoi film più importanti:

  • "Divorzio all’italiana" (1961): Una delle sue opere più celebri, è una commedia satirica che critica l’ipocrisia sociale e le leggi italiane sul matrimonio. Il film vinse l’Oscar per la migliore sceneggiatura originale e rese celebre l’attore Marcello Mastroianni.
  • "Sedotta e abbandonata" (1964): Un’altra commedia satirica che affronta il tema dell’onore e delle convenzioni sociali del sud Italia, rappresentando la tragica situazione di una giovane costretta a sposare il suo seduttore.
  • "Il cammino della speranza" (1950): Questo film neorealistico racconta la storia di minatori siciliani in cerca di una vita migliore. È uno dei suoi primi lavori significativi e ottenne il plauso della critica.
  • "Signore & Signori" (1966): Una commedia amara che vinse il Grand Prix al Festival di Cannes e continua la critica di Germi alla morale borghese, con uno sguardo pungente sulle relazioni di coppia e l’infedeltà.
  • "Il ferroviere" (1956) è un film intenso e toccante che rientra nel filone del neorealismo italiano. La pellicola racconta la storia di Andrea, un macchinista ferroviere che, a causa di vari eventi personali e professionali, si trova a dover affrontare il crollo della sua vita familiare e lavorativa. Germi stesso interpreta il protagonista con grande profondità e sensibilità, mettendo in scena il dramma di un uomo che si trova di fronte alle difficoltà della vita quotidiana.
    Il film ha un tono malinconico e realistico, e attraverso la figura del ferroviere, Germi rappresenta la classe operaia con grande dignità e umanità. È uno dei film più commoventi e realistici del regista, e uno dei più apprezzati del cinema italiano degli anni ’50.
  • "Un maledetto imbroglio" (1959) segna un passaggio interessante nella carriera di Germi. Si tratta di un giallo-poliziesco, ispirato al romanzo "Quer pasticciaccio brutto de via Merulana" di Carlo Emilio Gadda. In questa pellicola, Germi è sia regista che protagonista, nel ruolo di un commissario di polizia che indaga su un caso intricato di omicidio e furto.
    "Un maledetto imbroglio" mescola elementi di commedia, poliziesco e dramma, e offre uno spaccato della Roma popolare, con una critica sottile alla società e ai suoi difetti. È considerato uno dei migliori film gialli del cinema italiano, con un equilibrio perfetto tra tensione e ironia.

Come attore Germi ha recitato in molti dei suoi film e in opere di altri registi. Era noto per il suo volto espressivo e per la sua capacità di incarnare personaggi rigidi, spesso severi, ma che esprimevano una profonda umanità. Sebbene fosse più conosciuto come regista, il suo talento come attore ha aggiunto un ulteriore livello di autenticità alle sue opere.

"Amici miei" doveva essere l’ultima opera di Pietro Germi come regista, ma a causa della malattia che lo colpì negli ultimi anni di vita, non riuscì a dirigere il film. Germi aveva ideato il soggetto di "Amici miei" e intendeva farne una commedia incentrata su un gruppo di amici di mezza età, capaci di affrontare la vita con un misto di ironia e malinconia.

Dopo la sua scomparsa nel 1974, il progetto passò nelle mani di Mario Monicelli, che portò a termine la regia del film. "Amici miei" uscì nel 1975 e divenne un grande successo, considerato uno dei capolavori della commedia all’italiana. La pellicola conserva molte delle tematiche care a Germi, come l’amicizia, la critica sociale e la riflessione sull’invecchiamento, anche se il tocco di Monicelli aggiunse un’ulteriore dose di ironia e cinismo.

Pietro Germi ha contribuito a definire la "commedia all’italiana", un genere che combinava il realismo sociale con l’umorismo per esplorare le contraddizioni della società italiana del dopoguerra. Le sue opere sono considerate pietre miliari del cinema italiano e continuano ad essere apprezzate sia dal pubblico che dalla critica per la loro capacità di divertire e far riflettere allo stesso tempo.

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