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A fianco dell’eroico popolo libico

Via il sanguinario dittatore Gheddafi, amico personale e socio in affari di Berlusconi

venerdì 25 febbraio 2011, di Fabrizio Scottoni


Dopo la Tunisia, l’Algeria, lo Yemen e l’Egitto il vento della rivolta popolare sta infiammando in questi ultimi giorni la Libia.
Le masse popolari di un paese potenzialmente ricchissimo, ma ridotte alla fame dal regime dispotico di Muammar Gheddafi in Libia insorgono dopo 40 anni di dittatura chiedendo pane, lavoro, giustizia sociale e libertà.
Le ultime raccapriccianti notizie ci parlano addirittura di bombardamenti aerei sui manifestanti e di spiegamento di squadre di mercenari per le strade che avrebbero già provocato migliaia di vittime e ci rivelano al tempo stesso la disperazione e la volontà del dittatore libico di impiegare qualsiasi mezzo per rimanere al potere facendo ricorso alla più feroce violenza.
In questa situazione gravissima il comportamento dei governi occidentali nei confronti di un Gheddafi potenzialmente vicino alla fine, nonostante le dichiarazioni ufficiali, è molto timido e non sembra assolutamente in grado di fronteggiare la gravissima situazione.
Ma se la risposta dell’occidente alle violenze in Libia è apparsa generalmente fin troppo moderata, quella italiana, rappresentata dal solito Berlusconi è addirittura incredibile.
Anziché solidarizzare con l’eroico popolo libico in lotta, con le centinaia di migliaia di giovani che quasi a mani nude affrontano razzi, bombe, colpi d’artiglieria, addirittura bombardamenti aerei (con armamenti in gran parte venduti dall’Italia) fino alle uccisioni degli oppositori feriti negli stessi ospedali, il nostro Rais nazionale – Silvio Berlusconi – si preoccupa unicamente degli sbarchi di profughi e del rischio integralismo islamico.
Non c’è da stupirsi, visto che solo il 20 dicembre 2010 Berlusconi descriveva Gheddafi come uomo saggio e giusto… In precedenza ricordiamo l’accoglienza trionfale a lui riservata qui a Roma per la firma del trattato italo-libico, fino all’apoteosi del famoso quanto vergognoso baciamani pubblico.
Ma come mai i migliori amici ed alleati di Berlusconi sono gli ultimi dittatori (Mubarak, Ben Alì, Putin e Gheddafi)? Berlusconi è uno sprovveduto?
Perché grandi sono gli interessi e gli affari con il Rais libico: la Libia oggi esporta verso l’Italia oltre il 30 per cento del petrolio prodotto; notevoli sono anche gli interessi dell’ENI, detentore di svariate commesse in Libia. Ma i legami economici tra Italia e Libia non riguardano però solo il settore energetico, come sa bene il governo italiano che ha favorito gli investimenti libici. La famiglia Gheddafi detiene quote significative di azioni, a cominciare da FIAT, Unicredit e Mediobanca, ma anche Finmeccanica e lo stesso ENI. In altre parole Gheddafi ha le mani in tutte le più importanti aziende italiane!
Come se non bastasse, ingenti riserve di valuta estera che Gheddafi e il suo entourage hanno accumulato, costringendo in uno stato di povertà assoluta gran parte del suo paese, secondo recenti studi sono in grado addirittura di influenzare il comportamento dello stesso governo!
Il timore di Berlusconi, al di la di qualche parola “doverosa”, è dunque quello di ritrovarsi senza un regime stabile con il quale ha intrattenuto fino ad oggi anche grandi affari personali: è il caso della proprietà della Nessma Tv, la tv satellitare diffusa in tutti i paesi nord africani, dal Marocco all’Egitto, di proprietà per l’appunto di Berlusconi e Gheddafi.
Ma Berlusconi e Gheddafi sono soci anche in altri, ben più grandi affari.
Dal giugno 2009 la Lafitrade della famiglia Gheddafi e la Fininvest (tramite la controllata lussemburghese Trefinance) sono i veri proprietari della Quinta Communications di Tarak Ben Ammar, il socio tunisino di Berlusconi che è a sua volta anche nel consiglio di amministrazione di Mediobanca e Telecom. L’affare con la società tunisina, in cui Lafitrade (olandese controllata da Lafico dei Gheddafi) ha il 10% e Fininvest il 22%, ha aperto la strada al riciclo occidentale, a partire dall’Italia, di una massa voluminosissima di petrodollari di Gheddafi, valutata 65 miliardi di euro.
La vicenda libica, nella sua tragicità, ci aiuta a conoscere meglio anche la vera natura del governo Berlusconi: la difesa dei propri interessi e di quelli dei grandi potentati economici.
Gli italiani dovrebbero aprire gli occhi!

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