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Storia di Testaccio

Le origini in epoca romana

La storia urbanistico-sociale del Rione Testaccio

sabato 27 ottobre 2007, di Irene Ranaldi

E’ con una sensazione di déjà vu che torno a scrivere su un giornale di quartiere; eravamo giovani studenti universitari, chi con la passione nascente per il giornalismo, chi come me, sociologa alle primi armi e ai primi passi della ricerca sociale sul rione che diventò poi tesi di laurea.
E’ cambiato il mondo, ora spediamo gli articoli via e-mail, è cambiata la sinistra (…non aggiungo altro), è cambiato Testaccio.
Non cambia, non sappiamo ancora per quanto, la sua aria popolare nonostante i 6.000 € al metro quadro.
Non è cambiato quello che i latini chiamavano il genisu loci di Testaccio, quell’ insieme delle caratteristiche socio-culturali, architettoniche, di linguaggio, di abitudini che caratterizzano un luogo, un ambiente.
Eppure Testaccio è un luogo tutto da scoprire; ho scandagliato negli anni ogni archivio per ricostruirne la storia sociale e politica.
Per pura passione di ricerca.
Con questa rubrica vogliamo ripercorrere le tappe storiche, urbanistiche e sociali che hanno contribuito a farne il territorio che conosciamo oggi.


Passeggiata sul Monte (1945)Il materiale documentario per una analisi delle origini storico-urbanistiche del rione, va ricercato, sia pur limitatamente a particolari eventi, già in epoca romana.
Il richiamo a periodi così lontani, trova piena giustificazione in quanto la morfologia dei luoghi si è definita proprio in quell’epoca e ancora oggi ne conserva i tratti peculiari .
Dopo la mitica fondazione della città, per l’accrescersi della popolazione e delle potenzialità economiche dell’impero, si rende necessario un riordinamento urbano: si specializzano le diverse funzioni ed inizia il processo di differenziazione delle varie zone.
Con questo riordinamento, l’Aventino, il Celio e Trastevere vengono destinati a quartieri plebei mentre alla zona commerciale sono riservati gli approdi sul Tevere.
Nel VI-V secolo a.C. nasce così la via Marmorata e la via Ostiense, chiamata così perché collegava la città di Roma ad Ostia.
La zona a valle dell’isola Tiberina, la cosiddetta piana del Testaccio viene giudicata idonea per ospitare un nuovo insediamento portuale poiché era divenuto insufficiente quello già esistente del Foro Boario.
I censori Lucio Emilio Paolo e Lucio Emilio Lepido danno inizio nel 193 a.C. ai lavori di costruzione dell’Emporium e dei magazzini – Horrea - per il deposito delle merci. L’Emporium era costituito da una banchina di attracco posta parallelamente alla sponda del fiume Tevere; nel periodo di massimo splendore dell’Impero costituirà l’approdo per navi cariche di olio, vino e marmi provenienti dalle regioni più lontane del mondo allora conosciuto. L’ubicazione di questa nuova zona commerciale, rende necessario il collegamento fra la sponda destra e la sponda sinistra del fiume Tevere; viene così costruito il Ponte Sublicio.
Più internamente a quella che allora era la piana del Testaccio, vennero costruiti gli Horrea Galbana dal nome del Console Galba.
Ancora oggi non si sa se il nome di via Galvani sia da attribuirsi a Luigi Galvani (che con Alessandro Volta fece i primi studi pionieristici sull’elettricità; ma in questo caso sulla targa della via manca il nome di battesimo) o al Console Galba (nella trasposizione dal latino la lettera b diventa v).
I magazzini si articolavano intorno a tre grandi cortili e vi si accede attraverso delle porte, una porzione delle quali è ancora visibile tra le attuali via G.Branca, via Rubattino e via B. Franklin.
Si tratta del Porticus Aemilia, lungo 487 metri e largo 60; era utilizzato come deposito delle derrate che venivano scaricate nell’Emporium e funzionava da mercato all’ingrosso.
Oggi è una delle tante epifanie romane che compaiono qua e la nella più totale indifferenza del resto della città.
E’ interessante notare come a quasi quindici secoli di distanza la sistemazione edilizia del rione Testaccio, come era stata progettata nella Forma Urbis - una delle piante marmoree più importanti di Roma antica fatta incidere tra il 203 e il 211 dal prefetto L.Fabio Cilone - sia stata quasi pedissequamente riproposta nei tracciati dei piani regolatori del 1873 e del 1883, che hanno dato il via all’edificazione del moderno rione.
La Piana del Testaccio era di notevole importanza economica per la città di Roma, a causa dei traffici che si svolgevano in prossimità del fiume Tevere.
Il Monte dei Cocci ne è una testimonianza: con una altezza di 30 m. una circonferenza di 1 km. e una superficie complessiva di 20.000 mq il monte artificiale, che per la sua particolarità è unico al mondo, si è formato grazie all’accumularsi degli strati dei cocci delle anfore provenienti dall’Emporium e dagli Horrea che una volta svuotate del loro contenuto, venivano trasportate lungo quella che oggi è via Marmorata e gettate in una piana deserta sulla quale strato dopo strato è cresciuto il Monte detto dei Cocci.
Attraverso sondaggi archeologici effettuati da Enrico Dressel a partire dal 1881 e soprattutto dagli studi dell’archeologo Rodriguez Almeida in epoca recente è stato possibile datare molte anfore che riportano dei sigilli con date impresse comprese tra il 144 e il 251 d.C.
E’ presumibile che quasi tutte le anfore, risalgano a questa data anche se la base del Monte si presenta come un cono rovesciato e in profondità potrebbero nascondersi delle anfore più antiche. Il rione deve anche il suo nome al monte dei Cocci: la parola latina che designa i frammenti delle anfore o di altri materiali di argilla, è testae da cui il nome Testaccio.

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