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Gemma Azuni

Il nostro tempo è adesso

Adesione alla manifestazione del 9 Aprile

mercoledì 16 marzo 2011, di Gemma Azuni


Aderisco all’appello e alla manifestazione del 9 aprile.

Chi governa, e ha governato questo Paese, mantiene in condizioni di
stallo le migliori energie intellettuali, in modo particolare dei
giovani; le blocca, le sospinge all’estero o le umilia, obbligando
milioni di ragazze e ragazzi ad una condizione di subalternità, prima
ancora che lavorativa, di vita.

È giusto, quindi, scendere in piazza il 9 aprile, è ancora più giusto
continuare a dare segnali forti e inequivocabili come quello lanciato
dalle donne il 13 febbraio in difesa della dignità delle donne, e
quello del 12 marzo in difesa della nostra Carta Costituzionale.

Questa onda di indignazione attiva, della parte migliore della
società italiana, il 9 aprile assumerà le sembianze belle e pulite di
milioni di giovani che rivendicano e pretendono non più solo un futuro
ma, soprattutto, un presente fatto di opportunità dignitose e giuste.

Davvero il loro tempo è adesso, ma adesso è anche il tempo di quanti
amano questo Paese, e il 9 aprile saranno in piazza per dire che è
tempo di cambiare.


L’appello

Il nostro tempo è adesso

la vita non aspetta

Non c’è più tempo per l’attesa. E’ il tempo per la nostra generazione di prendere spazi e alzare la voce. Per dire che questo paese non ci somiglia, ma non abbiamo alcuna intenzione di abbandonarlo. Soprattutto nelle mani di chi lo umilia quotidianamente.

Siamo la grande risorsa di questo paese. Eppure questo paese ci tiene ai margini. Senza di noi decine di migliaia di imprese ed enti pubblici, università e studi professionali non saprebbero più a chi chiedere braccia e cervello e su chi scaricare i costi della crisi. Così il nostro paese ci spreme e ci spreca allo stesso tempo.

Siamo una generazione precaria: senza lavoro, sottopagati o costretti al lavoro invisibile e gratuito, condannati a una lunghissima dipendenza dai genitori. La precarietà per noi si fa vita, assenza quotidiana di diritti: dal diritto allo studio al diritto alla casa, dal reddito alla salute, alla possibilità di realizzare la propria felicità affettiva. Soprattutto per le giovani donne, su cui pesa il ricatto di una contrapposizione tra lavoro e vita.

Non siamo più disposti a vivere in un paese così profondamente ingiusto. Lo spettacolo delle nostre vite inutilmente faticose, delle aspettative tradite, delle fughe all’estero per cercare opportunità e garanzie che in Italia non esistono, non è più tollerabile. Come non sono più tollerabili i privilegi e le disuguaglianze che rendono impossibile la liberazione delle tante potenzialità represse.

Non è più tempo solo di resistere, ma di passare all’azione, un’azione comune, perché ormai si è infranta l’illusione della salvezza individuale. Per raccontare chi siamo e non essere raccontati, per vivere e non sopravvivere, per stare insieme e non da soli.

Vogliamo tutto un altro paese. Non più schiavo di rendite, raccomandazioni e clientele. Pretendiamo un paese che permetta a tutti di studiare, di lavorare, di inventare. Che investa sulla ricerca, che valorizzi i nostri talenti e la nostra motivazione, che sostenga economicamente chi perde il lavoro, chi lo cerca e chi non lo trova, chi vuole scommettere su idee nuove e ambiziose, chi vuole formarsi in autonomia. Vogliamo un paese che entri davvero in Europa.

Siamo stanchi di questa vita insostenibile, ma scegliamo di restare. Questo grido è un appello a tutti a scendere in piazza: a chi ha lavori precari o sottopagati, a chi non riesce a pagare l’affitto, a chi è stanco di chiedere soldi ai genitori, a chi chiede un mutuo e non glielo danno, a chi il lavoro non lo trova e a chi passa da uno stage all’altro, alle studentesse e agli studenti che hanno scosso l’Italia, a chi studia e a chi non lo può fare, a tutti coloro che la precarietà non la vivono in prima persona e a quelli che la “pagano” ai loro figli. Lo chiediamo a tutti quelli che hanno intenzione di riprendersi questo tempo, di scommettere sul presente ancor prima che sul futuro, e che hanno intenzione di farlo adesso.

Tutt* in piazza il 9 aprile.

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