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Il Porcellum perde il nome ma non il vizio

Possiamo sperare in una buona legge elettorale?

giovedì 23 gennaio 2014, di J. Pierluigi Renzi

Sbarramento all’8% e premio di maggioranza nello stesso sistema elettorale: ancora una volta quelli che progettano le regole del voto non lo fanno per dare agli elettori una opportunità quanto per preservare la propria posizione.


La attuale questione del modello di sistema elettorale è all’ordine del giorno dalla fine degli anni ’80.
Risale al gennaio del 1988 la presentazione da parte di Mario Segni del Manifesto dei 31 (firmatari fra gli altri Carlo Bo, Umberto Agnelli, Luca di Montezemolo, Rita Levi Montalcini, Giuseppe Tamburrano, Antonino Zichichi) con il quale si chiedeva l’introduzione di una legge elettorale uninominale a doppio turno ispirata al modello francese.
Il referendum del 1991 per l’abrogazione delle preferenze multiple, nonostante gli inviti di Craxi e Bossi di boicottare il referendum andando al mare, passò e fu vinto da una significativa maggioranza assoluta.
L’introduzione di un sistema elettorale diverso viene ogni volta invocata da una parte per superare la cosiddetta disaffezione dell’elettorato e dall’altra per migliorare la governabilità.
Quello che invece accade è che ogni proposta di nuovo sistema viene presentata, come fu chiaramente nel caso del Porcellum, con l’obiettivo non dichiarato di migliorare la posizione della propria parte politica.
Identico obiettivo perseguito con l’Italicum. Per esempio uno sbarramento all‘8% sembrerebbe insensato in un sistema che garantisce la governabilità con un generosissimo premio di maggioranza (al primo turno o al ballottaggio); ma esso serve unicamente ad eliminare dal Parlamento quelle forze minori che disturbano chi detiene oggi il potere. SEL per Renzi, NCD per Berlusconi.

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