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Idee e dettagli per scommettere sulle nuove generazioni

martedì 18 dicembre 2012


Mentre c’è gente che chiede la deroga per candidarsi per l’ennesima volta in Parlamento e mentre qualcun altro pensa a concentrare tutte le proprie forze nella contraddizione politica, l’apparato continua ad esistere e lasciamo fuori tantissime energie positive, giovani e brillanti. Perché mai continuare ad acclamare la mediocrità dei soliti a discapito della competenza? Non capisco perché nessuno comprende che il rinnovamento di cui tanto si parla non risiede nel pragmatismo pattizio della partitocrazia, ma si può ricercare nella genuinità di chi è fuori dal coro. Questo ,a mio parere, eviterebbe l’intellettualismo di bassa lega e darebbe forza al contenuto e alla sostanza rispetto alla deplorevole apparenza. Basta pensare, infatti, che si parla sempre di persone, di personificazioni, di gente, di partiti personalistici, di soggetti che in parlamento ci stanno per alzare la mano o abbassarla. Personaggi spiccioli il cui progetto politico più lungimirante è capire come legarsi alla poltrona che si ha o a quella che verrà. Poi resto sbigottito quando ci fingiamo tutti improvvisati antropologi che cercano di studiare il genere umano nella sua complessità. Si marca la visione sul pessimo tessuto della nostra società, ma nessuno mette sul tavolo le soluzioni concrete perché qualcosa cambi sul serio. Eppure ci sono delle possibilità o opportunità a costo 0 (Zero), come poter pensare di riformare la Pubblica Amministrazione con una scelta oculata e internazionale della classe dirigente per una governance che guardi ai risultati (espressi in numeri e in percentuali). Le società pubbliche non devono essere “postifici” dove si annidano i trombati della politica e i raccomandati dal voto di scambio, ma devono essere luoghi dove le eccellenze si confrontano per creare politiche giovanili, politiche del lavoro, agevolazioni all’imprenditorialità produttiva, creativa e culturale. C’è bisogno di dare linfa a coloro che vogliono attivare le condizioni per costituire laboratori partecipati, dei work project dove tutti possono dare il loro contributo esprimendo il loro pensiero ponendo la pietra miliare per un nuovo rapporto istituzione-cittadino. Per non parlare poi della Sanità in totale dissesto dove si pensa a mettere in discussione il diritto alla Salute e mai il diritto al business dei privati che si stanno sempre più specializzando nella privatizzazione del sistema sanitario. Tutto questo accade perché lo Stato ha avviato un processo di mercificazione del benessere della collettività attraverso una serie di politiche economiche orientate a fare cassa e subito, mentre il principio di solidarietà e di sussidiarietà non è stato minimamente considerato. L’asset sanitario principale da riformulare è quello di ristabilire un certo equilibrio sociale con un po’ di buon senso; per esempio calcolare il ticket in base ad un “quoziente familiare” collegato al reddito e allo status patrimoniale. Praticamente applicando la banale logica “chi ha di più paga di più”. Un’altra proposta importante e interessante potrebbe essere quella di fare in modo che si stabiliscano norme e regole per il project financing sancendo, una volta per tutte, i limiti e i confini degli interessi privati rispetto ai beni comuni e al patrimonio immobiliare statale. Sicuramente si devono valutare quali siano i beni comuni primari, cioè quelli in cui i soggetti privati sono esclusi, rispetto ai beni comuni secondari. Detto ciò l’interesse privato potrebbe conciliare con l’interesse collettivo, soprattutto se si pensa ad una sorta di “istituto di scambio del project financing” e cioè cedere qualcosa in cambio di qualcos’altro senza fare esclusivamente gli interessi dei pochi e dei palazzinari, ma focalizzando l’attenzione verso l’interesse collettivo.
E poi ci sarebbe tanto altro che credo sia opportuno non elencare perché non so quali siano le priorità. Tuttavia sono dell’idea che c’è bisogno di abbandonare la cultura legislativa emergenziale basata sulle necessità contingenti, sui progetti a breve termine e sulla salvaguardia delle lobby.
La politica deve iniziare a guardare al futuro con idee proiettate verso le nuove generazioni. La politica deve tornare a fare il suo mestiere: dare la sensazione che tutti possano sentirsi in uno stato di diritto.

Antonio Mariano Teodorici

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