Il quotidiano il Foglio pubblica un articolo sulla Tesla di Elisabetta Piccolotti, inventandosi anche qualche parola per colpire meglio. L’articolo trova subito eco sui social.
Gli attacchi contro la deputata di AVS non si limitano ad una semplice critica personale, ma rientrano in una strategia comunicativa più ampia che conviene approfondire con attenzione.
L’obiettivo principale è delegittimare la sinistra su due livelli. In primo luogo e come al solito, dipingerla come ipocrita: il messaggio implicito è che chi si proclama ambientalista o attento ai diritti sociali non dovrebbe permettersi beni considerati di lusso. Questo è un classico meccanismo retorico volto a minare la credibilità degli esponenti progressisti, suggerendo che il loro stile di vita sia incoerente con i valori che professano (una elite che impone ad altri sacrifrici che non fa).
In secondo luogo ma forse più importante, colpire il discorso sulla transizione ecologica. Attaccare Piccolotti per il possesso di un’auto elettrica rientra in una più ampia strategia della destra per screditare le politiche green. La Tesla, simbolo della mobilità elettrica, diventa il pretesto per insinuare che la transizione ecologica sia un affare elitario, imposto dall’alto e lontano dalle esigenze del "popolo".
Il tentativo di delegittimare un esponente della sinistra non rappresenta certo una novità da parte dei giornali di destra.
Ricordiamo qui alcuni episodi simili, iniziando dall’ex presidente della Camera Laura Boldrini oggetto di una campagna d’odio sistematica, basata su fake news e strumentalizzazioni. La destra la dipinse come simbolo di un’élite disconnessa dalla realtà, amplificando dichiarazioni decontestualizzate, come il presunto desiderio di "abolire le feste di Natale per non offendere i musulmani", cosa mai detta. Poi possiamo ricordare Fausto Bertinotti accusato di avere uno stile di vita lussuoso e incoerente, con particolare enfasi sul presunto impiego di domestiche straniere. Gli attacchi ricorrenti a Roberto Saviano che sarebbe un privilegiato avendo a disposizione le scorte della polizia. Non si salva Carola Rackete di cui fu diffusa, durante il caso della Sea-Watch, una foto falsa che la ritraeva accanto a George Soros, per insinuare che fosse parte di un complotto delle élite globali. Non dimentichiamo il caso che riguardò Nichi Vendola, in cui un audio manipolato determinò la fine di SEL.
Ci sono molti altri casi di questa tattica diffamatoria che non stiamo a riportare. Tutti questi episodi seguono la stessa logica: non potendo attaccare efficacemente le idee o le politiche dei propri avversari, la destra preferisce delegittimare le persone, costruendo narrazioni che le rendano impopolari o incoerenti agli occhi dell’opinione pubblica.
Tornando al caso odierno, gli attacchi rispondono quindi a una logica ben precisa: non è la Tesla in sé il problema, ma ciò che rappresenta nel discorso pubblico.
Il primo pubblico destinatario dei messaggi è costituito dagli elettori della destra, in particolare quelli meno dotati di strumenti critici o mossi da una rabbia sociale privata di sbocchi politici. Questi attacchi servono a rafforzare il loro senso di appartenenza e a deviare il malcontento economico e sociale contro un nemico ben identificabile: l’“élite di sinistra” dipinta come ipocrita e distante dai problemi reali.
Un altro effetto è la demotivazione di chi si riconosce nei valori progressisti. Se le figure di riferimento della sinistra vengono sistematicamente screditate con scandali costruiti ad arte, alcuni elettori possono sviluppare un senso di disillusione e sfiducia, portandoli nel mare largo dell’astensione o al disimpegno politico. Inoltre gli attacchi alimentano un senso di sfiducia verso la politica in generale: se tutti i politici sono percepiti come incoerenti e privilegiati, diventa più facile legittimare l’idea che “tanto sono tutti uguali” e che la politica non possa cambiare nulla, favorendo chi punta su un messaggio populista o su una logica autoritaria.
La delegittimazione punta a far presa anche sull’elettorato di centro più indeciso spingendo ad associare automaticamente la sinistra a ipocrisia e privilegi, indebolendone la presa elettorale.
La conclusione è che questi attacchi sono un’arma politica estremamente efficace perché colpiscono più bersagli contemporaneamente: rafforzano la destra, indeboliscono la sinistra, dissuadono dall’impegno politico e avvelenano il dibattito pubblico. Essi sono strumenti potenti nella diffusione della falsa coscienza, intesa come l’insieme di idee, valori e percezioni distorte che impediscono ai molti di riconoscere la vera natura dei rapporti sociali ed economici che li opprimono; sono parte di una strategia più ampia per impedire la costruzione di una coscienza politica alternativa alla classe dominante. Questo in generale.
Perchè in particolare arriva oggi questo attacco ad una deputata di AVS? Non parte dai soliti giornali esperti di delegittimazione (Il Giornale, Libero) ma dal Foglio. C’è oggi un partito, una lobby, di cui i giornali di Agnelli sono capofila che vuole un governo di unità nazionale (Draghi?), e il Foglio ne è parte, come diversi anchorman/woman televisivi in voga. I presupposti sono la destituzione della Schlein - che in questi giorni è pesantemente attaccata -, la rottura dell’alleanza con M5S, la delegittimazione di AVS come possibile alternativa.
La Tesla non centra proprio nulla e vedere che molti, anche a sinistra, stanno a disquisire della macchina di Piccolotti è il segno che contrastare quel piano non sarà per niente semplice.
Il commento di Elisabetta Piccolotti, postato su Instagram