Il sindaco di Firenze non si ferma più. Matteo sembra deciso, irriverente quanto basta e anche prepotentemente convinto di poter cambiare questo paese. Avendo una chiave di lettura approssimativa potrei dire che mi ricorda tanto qualcuno quando 18 anni fa decise di scendere in campo, ma poi mi ricredo, per poi ricambiare nuovamente idea. Sarà perché sembra un trascinatore di popolo che con un fare demagogico presenta il nuovo libro dei sogni che dovrebbe avere come titolo storico “l’Italia che vogliamo. Storia contemporanea dal 2013 al 2018”, ma che potrebbe rischiare di rivelarsi un più banale e fantascientifico libro per ragazzi dal titolo “L’impraticabile governabilità di un fantasmagorico personaggio”. Questo per rimarcare alcuni punti principali e dire che il fenomeno Renzi potrebbe essere il nuovo grande bluff a cui, più che assistere divertiti dalla platea, potremmo esserne le vittime sacrificali. Vittime di un sistema immodificabile per l’impossibilità di potersi mettere di traverso contrastando i poteri forti. Un progetto comunque ambizioso e declamato con forza da questo 37enne che è un comunicatore semplice, dalla retorica inesistente e privo di ogni astrusità linguistica. Si sforza di spiegare con entusiasmo il suo pensiero, il suo desiderio di rinnovamento generale spazzando via i vecchi schemi politici e buttando nel wc tutta la classe dirigente fallimentare che ha caratterizzato gli ultimi due decenni. A me questo ragazzo non convince tanto , ma mi ispira una terribile fiducia mossa dalla sua integrità personale e intellettuale che fanno parte, comunque, di un’intera generazione messa ai margini e un po’ soffocata dall’establishment. Un’esercito di under 40 soffocato dai vecchi marpioni della scena politica nazionale, ingarbugliati nelle logiche del malcostume. Se da un lato Matteo ha ragione perché la gerontocrazia si è impossessata del potere, dall’altro sono convinto che garantire la fiducia a talune personalità dotate di grande credibilità e carisma sia cosa ovvia, purché queste ultime rappresentino una netta minoranza nei palazzi che contano. Opto per una soluzione che stia nel mezzo senza particolari stravolgimenti: si deve fare in modo che si modifichino le strutture e le sovrastrutture dei partiti per propendere ad una maggiore democrazia interna finalizzata alla partecipazione attiva della società civile. Si deve fare leva, infatti, soprattutto su quella grande intelligenza, che per nostra fortuna appartiene ai tanti, di comprendere finalmente che il turn over nelle gerarchie non rappresenta una perdita di potere, ma potrebbe avere il significato di una consapevolezza palese che c’è qualcuno che può meritare quel ruolo. Siamo in una crisi epocale che sarà riportata sicuramente nei libri scolastici dei prossimi anni, ma se continuiamo a remare sulla consuetudine della discordia e dell’essere sempre e comunque contro, non arriveremo mai troppo lontano. Infatti ci fermeremo perché riscontreremo , come sempre, le nostre solite debolezze. Nel frattempo le Primarie del centro-sinistra hanno avuto inizio e si propongono come una battaglia all’ultimo voto. Chiunque vinca sono sicuro che le novità non faranno che bene a tutti perché, in fondo, la diversità non sterile è sempre un valore.