Il Rione Testaccio deve il suo nome all’omonimo monte cresciuto nel corso dei secoli antichi con l’accumulo di cocci ottenuti dalla rottura di quelle anfore (testea) che gli antichi romani utilizzavano soprattutto per il trasporto dell’olio che arrivava nel porto fluviale adiacente al ponte Sublicio. Tra il porto e il monte erano distribuiti gli edifici per immagazzinare le derrate alimentari e gli altri materiali necessari alla grande Roma imperiale. Al tempo l’adiacente quartiere Aventino era piuttosto popolare e abitato da artigiani e mercanti.
Insomma il nostro Rione deve il nome ad un’antica discarica. Ma guardate l’immagine dei cocci; non furono gettati a caso in un cumulo scombinato, ma spaccati a misura, disposti in ordine e cosparsi di calce per formare un muro che ha resistito millenni. Quel solido muro di rifiuti rappresenta meglio dell’immagine del centurione la potenza millenaria e non solo militare dell’antica Roma e la centralità di quella "regio" periferica.
Ci piace pensare che il moderno Rione Testaccio conservi ancora una centralità nella Roma di oggi, con la sua popolazione per metà figlia degli operai del quartiere "piemontese" e per l’altra legata alla moderna società di servizi. Dove si trova il cimitero acattolico con le tombe di Keats, Gadda e Gramsci, addossato alla tomba piramidale di Caio Cestio. Ancora oggi il più periferico dei rioni del centro storico.
Certamente è qui che ha sede una storica sezione della sinistra, alla quale buona parte di noi che qui scriviamo fa o ha fatto riferimento.
E certo non dimentichiamo i partigiani che fecero la Repubblica, combattendo anche a Porta San Paolo contro gli occupanti nazi-fascisti.
Qui nel piccolo di RIONEVENTESIMO.IT proviamo a raccontare qualcosa del nostro rione, in questo continuo intreccio tra passato e presente.
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