In tutto il mondo il periodo di confinamento da Coronavirus (lockdown) ha comportato una riflessione sulla normalità precedente, provando a progettarne il ritorno come occasione per depurarla dei problemi precedenti all’emergenza e che in qualche caso sono stati anche moltiplicatori dell’epidemia.
Le metropoli deserte e silenziose, le acque trasparenti, il ritorno della natura hanno mostrato concretamente quello che già sapevamo ma potevamo solo supporre: è vero che viviamo male nelle nostre città ed è anche vero che un altro modo è possibile.
Il traffico è uno di quei problemi. A Roma vuol dire trasporto pubblico disastroso, trasporto privato dilagante lento estenuante nevrotico, aria irrespirabile, autoveicoli parcheggiati ovunque che rallentano ulteriormente la mobilità rendendo quella pedonale un’esperienza degna di Indiana Jones. A Roma non si può uscire potendo prevedere il tempo necessario per raggiungere la destinazione. Si può fare una stima, meglio in abbondanza.
Inoltre abbiamo sempre più drammaticamente urgente il problema del contenimento del riscaldamento globale, questione a fronte della quale il Coronavirus pare una mosca. A questo punto l’obbligo per salvare l’umanità è diventato una diminuzione annua del 10% nelle emissioni di gas serra.
Dunque l’imperativo è diminuire i mezzi in circolazione, che a Roma sono molti più di qualsiasi altra capitale europea. L’emergenza consente di realizzare alcuni interventi di grande impatto mentre ancora il traffico non è tornato quello che era. Si sta facendo così da Parigi a New York. Nella capitale francese per esempio proveranno a realizzare 650 chilometri di piste ciclabili.
Il Governo italiano va nella stessa direzione e propone il bonus bici. Qualche regione lo integra, aumentandolo. Il Comune di Roma propone 150 chilometri di corsie ciclabili. Corsie e non piste perché sono previste nelle modifiche al Codice della Strada introdotte dal decreto rilancio e sono realizzabili sulla carreggiata anche solo con segnaletica orizzontale. Non sempre saranno la scelta migliore, ma sono necessarie per superare rapidamente una quantità critica di chilometri ciclabili. Sono corsie ciclabili transitorie che andranno stabilizzate nell’immediato futuro appena il Governo renderà accessibili i finanziamenti.
!50 chilometri sono troppo pochi, anche perché Roma è piuttosto in ritardo nello sviluppo delle infrastrutture per la mobilità sostenibile; inoltre all’inizio dell’intervento l’assessore Calabrese aveva promesso un ritmo di esecuzione di 3,5 chilometri al giorno, necessario per portare a compimento l’obiettivo dei 150 chilometri entro la fine di Luglio. Siamo molto lontani da quella cifra. Non ci resta che sperare in qualche risveglio pre-elettorale.
Qui e là si colgono, soprattutto sui social, voci critiche. Vecchi argomenti del tipo "le ciclabili tolgono spazio alle auto". Sono voci meschine e fuori dal tempo alle quali è inutile dare ascolto.