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Tutti in piazza per il reddito minimo!

lunedì 11 maggio 2015, di Maria Serena Felici

Domenica scorsa Sinistra Ecologia Libertà Testaccio – San Saba – Aventino è stata in piazza S. Maria Liberatrice per sostenere la campagna “100 giorni per un reddito di dignità” promossa da Libera, la storica associazione contro le mafie, e ribadire il sì di SEL all’introduzione del reddito minimo garantito in Italia.


Eravamo insieme a tanti ragazzi e ragazze del nostro partito e di associazioni che sostengono le nostre stesse battaglie, come Libera per l’appunto, Tilt! e Act!; abbiamo parlato con tante persone, spiegato loro che cos’è il reddito minimo e come SEL propone di inserirlo nel sistema di welfare italiano.
Le domande che ci sono state poste più frequentemente sono le seguenti: reddito minimo garantito e reddito di cittadinanza sono la stessa cosa? Anche il Movimento 5 Stelle propone qualcosa di simile, giusto? Ma introdurre un sistema di reddito così formulato non è un incentivo al lavoro in nero? Il sussidio di disoccupazione in vigore non è sufficiente a coprire l’emergenza? Dove si trovano le coperture finanziarie? Proviamo a fare un po’ di chiarezza su questi punti.
1) Reddito di cittadinanza e reddito minimo garantito vengono molto spesso confusi, persino dai giornalisti e da tanti politici; la differenza, in realtà, è molto definita: il primo propone l’erogazione di una certa somma mensile a ogni cittadino italiano, indipendentemente dal suo reddito, mentre il secondo prevede che tale somma sia ricevuta da quanti non hanno un lavoro o non superano i 7200 euro di totale imponibile annuo. SEL chiede quest’ultima formulazione. Nello specifico della nostra proposta di legge, il diritto di percepire la quota di 600 euro al mese – che aumentano all’aumentare del numero di familiari a carico – è vincolata all’iscrizione ai centri per l’impiego, alla partecipazione di percorso di reinserimento lavorativo e all’accettazione di proposte di lavoro congrue con la formazione e con le retribuzioni precedenti; decade nel momento in cui aumenti l’ammontare dell’imponibile annuo e in caso di comprovata dichiarazione di falso da parte del beneficiario.
2) La proposta di legge di SEL, come quella del M5S, è finalmente in discussione alla Camera; i due partiti, insieme a parte della cosiddetta “minoranza PD”, stanno lavorando insieme per raggiungere la maggioranza in Parlamento, al di là delle appartenenze e cercando di sfuggire a quel meccanismo di corsa al primato che spesso si trasforma in un fantastico slogan ma anche in un ostacolo insormontabile quando si tratta di agire concretamente per ottenere un risultato. Questo “lavoro di squadra” sembra sia stato premiato e, ad oggi, i numeri in parlamento per far approvare la legge ci sono!
3) Chiaramente, l’introduzione del reddito minimo garantito dovrà affiancarsi a una politica di vero e costante impegno contro il lavoro in nero. Da parte di SEL questo impegno c’è. Il lavoro in nero è una delle concause più incisive dello spaventoso ribasso del mercato lavoro cui stiamo assistendo attualmente, ed è incoraggiato dalla pesante tassazione sul costo del lavoro stesso (il famoso “cuneo fiscale”). Il reddito minimo, che è una realtà consolidata in tutti i paesi dell’Unione Europea tranne Italia e Grecia, darebbe una sterzata fortissima in senso opposto: impedirebbe al datore di lavoro di proporre contratti con stipendi da fame e zero tutele come quelli che circolano oggi, poiché l’alternativa, per il lavoratore, non sarebbe il nulla, ma la possibilità di guadagnarsi di che vivere mentre cerca attivamente una nuova occupazione. Inoltre, è una misura di reale battaglia contro le mafie: come ci spiegano bene don Luigi Ciotti e Libera, purtroppo ancora ai nostri giorni, sotto il silenzio assordante della maggior parte dei mezzi di comunicazione, molti sono gli italiani che, vedendosi attanagliati dalla disoccupazione o da un lavoro da 300 euro al mese senza possibilità di assentarsi per malattia, vanno a bussare alla porta delle organizzazioni criminali per sopravvivere. Si tratta di persone che sarebbero ben felici se l’aiuto venisse loro dallo Stato invece che dal mondo del crimine. Stiamo parlando, quindi, di una lotta alla ricattabilità che spesso spezza le ali dei sogni di tanti. Ci stanno convincendo che non dobbiamo sognare. Peccato che chi sproloquia con tanta ipocrisia abbia non solo sognato, ma realizzato lautamente i suoi sogni! Cercare di trovare un lavoro aderente alle proprie inclinazioni, ai propri studi, non è soltanto un diritto, ma un dovere, in quanto consente di esprimersi al meglio ed essere produttivo al massimo grado.
4) Il N.A.S.P.I., il sussidio di disoccupazione formulato dal governo Renzi, non fornisce una soluzione adeguata alla portata del problema, per due motivi: perché ha durata limitata nel tempo con importo decrescente, in un’epoca in cui spesso intercorrono anni tra un’occupazione persa e una nuova; e perché non è proporzionale al numero di familiari a carico. A leggerne bene la regolamentazione, sembrerebbe quasi che il Presidente del Consiglio non abbia proprio intenzione di farci avere figli, quasi che lo stallo demografico fosse un problema di poco conto…
5) I soldi per finanziare il reddito minimo ci sono: SEL propone l’istituzione di un fondo INPS risultante dalla tassazione sulla ricchezza e dal trasferimento alla Previdenza Sociale di fondi attualmente destinati alle spese militari e politiche. Considerando che il nostro Paese ha recentemente speso circa 18 miliardi per aerei da guerra inutilizzati e bisognosi di manutenzione costante, il reddito minimo per chi è in difficoltà diviene una spesa obbligatoria.

Di tutto questo abbiamo parlato con tanta gente domenica scorsa in piazza, a Testaccio. Una bellissima giornata in compagnia della popolazione del rione, una nuova energia per le nostre battaglie a fianco della gente. Perché il nostro posto è con loro!

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