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Che fine hanno fatto i DICO?

L’Italia resta uno dei pochi paesi che trascura di adottare normative per le coppie di fatto.

lunedì 19 novembre 2007, di Paolo Santurri


La politica italiana pare procedere ad ondate di interesse: determinati argomenti che tengono banco per alcuni giorni o addirittura per mesi e poi vengono abbondanti nel disinteresse e nell’oblio generale.
Attualmente l’attenzione dei media e dei partiti pare tutta concentrata sui temi riguardanti la sicurezza dei cittadini e sulle questioni relative al dibattito parlamentare sulla finanziaria e sulla sessione di bilancio.
Si tratta, beninteso, di temi che coinvolgono la vita e l’esistenza dei cittadini ed è giusto che stiano alla ribalta delle cronache.
Desta qualche perplessità, tuttavia, il modo con cui tali questioni divengono oggetto di dibattito e la stupefacente superficialità con cui verranno abbandonati al loro destino, una volta che gli organi di informazione o i politici di turno riterranno di non occuparsene più.
Ci si trova di fronte, nel migliore dei casi, ad una prova di grande superficialità che disorienta i cittadini e favorisce il rigetto della politica; volendo invece pensar male, ma come spesso capita, “indovinandoci”, si potrebbe affermare che i poteri forti e le forze politiche tendono a orientare l’andamento della discussione pubblica sulle questioni che di volta in volta sono ritenute più consone agli interessi e agli obiettivi di lor signori.
Proprio per contrastare questo malcostume, è nostra intenzione in questo numero del giornale portare di nuovo all’attenzione dei lettori un tema di grande importanza per la crescita democratica del nostro paese che da mesi non occupa più le pagine delle patrie gazzette e gli schermi dei talk show televisivi.
Ci riferiamo alle condizioni in cui versano le coppie di fatto, sia eterosessuali che omosessuali, cui il nostro ordinamento non riconosce alcun diritto. L’Italia costituisce uno dei pochi paesi in cui non si è intervenuti in questo campo: gli ordinamenti vigenti nella grande maggioranza degli altri paesi europei si sono dotati di normative che si sono poste l’obiettivo di regolarizzare queste realtà.
Qui in Italia la vittoria del Centro Sinistra aveva fatto finalmente ben sperare, anche se le resistenze della componente centrista ex democristiana della coalizione destavano qualche preoccupazione.
Allo stato attuale abbiamo assistito ad una girandola di disegni di legge che si sono succeduti nel tempo, senza che nessuna procedura sia stata concretamente avviata per dare corso all’iter parlamentare per l’approvazione della legge.
In compenso abbiamo assistito ad una girandola di acronimi che sono stati utilizzati per definire le proposte di legge in campo. Dopo i PACS, il governo, attraverso il disegno di legge Bindi Pollastrini, ha dato vita ai DICO che sono stati successivamente accantonati. Attualmente giace in una commissione del Senato un altro disegno di legge, i CUS.
La fantasia linguistica e dialettica non ha limiti ma i risultati concreti sono drammaticamente inesistenti.
Tra la schiera di coloro che si erano opposti alla costituzione del partito democratico, c’erano alcuni, tra cui i redattori di questo giornale, che ritenevano che l’assenza di un grande partito di Sinistra avrebbe portato ad un annacquamento dell’impegno del governo nei confronti dei temi collegati alla difesa della laicità dello Stato e all’affermazione di nuovi diritti civili.
La realtà è andata peggio delle più pessimistiche aspettative: non solo non si parla più di argomenti quali l’abolizione dei privilegi fiscali dei beni ad uso commerciale della Chiesa, del testamento biologico o della riforma della legge oscurantista sulla fecondazione assistita, ma è caduto un assordante silenzio anche sui diritti delle coppie di fatto.
Da parte nostra continueremo ad impegnarci con forza su questi temi; è opportuno inoltre ribadire la necessità per il paese e per tutte le forze progressiste di avviare il percorso per la costituzione di una forza unitaria di Sinistra in grado di colmare il vuoto prodotto dalla fondazione del partito democratico nel panorama politico italiano.

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