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CRISI ECONOMICA

Un disastro chiamato Grecia

Colpi e contraccolpi della politica europea

giovedì 23 febbraio 2012, di Antonio Mariano Teodorici


Qualche anno fa forse c’erano diverse ragioni che hanno portato a pensare che qualcosa nel sistema Europa non funzionasse come si deve, perché qualcuno era riuscito ad anticipare la storia che raccontiamo oggi e che ci troviamo davanti ai nostri occhi perché percepiamo che qualcosa di piu grande sembra aver fallito il suo compito.
Se dovessimo parlare di un rapporto legato alla logica causa ed effetto, potremmo dire con certezza, poco piú di un decennio dopo, che se l’azione di causa è stata la "globalizzazione", il suo effetto si chiama "recessione".

Il problema Grecia, d’altronde, non è da riportare solo alla mancanza di un solido apparato istituzionale europeo, ma piuttosto è da ritrovare in quello che si può chiamare il principio di solidarietà e di sussidiarietà dell’integrazione delle diverse democrazie degli stati membri.
Le politiche di austerità dei tagli lineari non solo mortificano il popolo greco, ma non avranno di certo risvolti positivi nel medio - lungo periodo, ritardando di poco il collasso dell’economia europea.
Se da un lato è giusto che si rispetti la regola del rapporto 1 a 1 tra entrate ed uscite per evitare l’aumento dei debiti sovrani, dall’altro lato una buona politica economica é quella che vede un suo punto di partenza negli investimenti infrastrutturali e tecnologici, nella semplificazione legislativa, nella formazione e nella ricerca.
Il valore aggiunto di uno stato lo si costruisce con le competenze e le risorse intellettuali del proprio popolo, e non con la virata stretta di alcuni stati europei su altri conducendoli all’"autodistruzionismo" quasi commissariando la loro politica interna per non aver rispettato i principi e i criteri sanciti dal debole diritto pattizio, che ad oggi rimane l’unica vera fonte del decisionismo (o dell’indecisionismo) europeo.

In tutto questo scenario, infatti, appare evidente che non sono la virtuosità ed il rigore ad essere premiati, ma la stagnazione di alcuni paesi forti economicamente (come Francia e Germania) a discapito di quelli che da sempre, a causa del loro flebile tessuto economico, non riescono a tenere testa ai mercati finanziari con ripercussioni disastrose sull’economia reale.

Ed ora perché prendersela con la Grecia?

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