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Pianeta terra

Sciopero per il clima

Torna la manifestazione mondiale per il clima promossa dai Friday for future

giovedì 18 aprile 2024


Il movimento ambientalista Fridays For Future proclama il nuovo sciopero globale per il clima, previsto per venerdì 19 aprile. L’obiettivo è sempre lo stesso: mobilitare l’opinione pubblica e i governi contro i progetti fossili e per una transizione energetica più sostenibile e inclusiva.

Abbiamo bisogno di riprenderci il futuro. Di agire per il benessere collettivo, fermando i progetti fossili confermati con il Piano Mattei come il raddoppio del gasdotto Tap, realizzando qui come altrove una transizione a pianificazione democratica – dice Martina Comparelli, una delle voci prominenti del movimento – mentre gli interessi delle lobby fossili continuano a finanziare gli Stati responsabili di guerre.

Sinistra italiana partecipa allo sciopero globale per il clima del 19 aprile 2024

L’anno 2023 è stato l’anno più caldo della storia, con un innalzamento della temperatura media terrestre di 1,4 °C. Continua a crescere la nostra “impronta ecologica”, che misura l’impatto sull’ambiente in termini di risorse naturali necessarie alle nostre attività; allo stesso tempo diminuisce la “biocapacity”, cioè la capacità dell’ambiente di generare risorse rinnovabili e di assorbire rifiuti e CO2 generati; il bilancio è negativo, consumiamo più di quanto la natura è in grado di rigenerare: il “global owershot day” nel 2023 è stato il 2 Agosto e si prevede che nel 2024 sarà anticipato al 25 luglio!
Questo è il quadro desolante a quasi 9 anni dalla Cop21 di Parigi (Conferenza delle parti della Convenzione sui cambiamenti climatici) che impegnava a limitare ben al di sotto di 2 °C il riscaldamento medio globale rispetto al periodo preindustriale, puntando a un aumento massimo di 1,5 °C ne prossimi decenni (nel 2023 questo limite è stato praticamente raggiunto!), per contrastare la crisi climatica ormai esplosa in tutta evidenza. Veniva recepito quanto la comunità scientifica internazionale chiedeva da tempo, per evitare impatti altamente negativi sull’ambiente e sulla salute umana, con cambiamenti catastrofici per l’ecosistema terrestre.
Venivano messi al centro temi ambientali e sociali fondamentali, i diritti umani, la fame e la sete nel mondo, il diritto alla salute, i diritti delle popolazioni indigene, delle comunità locali, dei bambini, l’equità intergenerazionale e di genere e la necessità della protezione della biodiversità e dell’ecosistema, la conservazione del suolo e delle foreste.
Da allora c’è stato un arretramento complessivo - anche in Italia - rispetto all’esigenza di superare l’era dei combustibili fossili, all’esigenza di puntare ad una agricoltura sostenibile e alla lotta alla deforestazione, a quella di riconoscere il valore dei “beni comuni” da tutelare e mantenere nella disponibilità di tutti i cittadini; allo sviluppo dell’economa circolare basata sulla cultura del “non spreco” e ai “cicli delle risorse” come avviene negli ecosistemi naturali dove l’acqua e i nutrienti vengono continuamente riciclato, limitando la produzione di rifiuti e superando così la logica vetero industrialista del loro trattamento a fini energetici (come incenerimento e digestione anaerobica) privilegiando il recupero di materia.
Si è fermata anche la Ue, nonostante abbia fissato recentemente obiettivi ambiziosi per la limitazione delle emissioni di gas serra, principale causa della crisi climatica: 55% entro il 2030 e neutralità carbonica entro il 2050.
La transizione ecologica, uno degli assi portanti delle politiche europee, è stata soppiantata dalla transizione bellica, che assorbe sempre più investimenti ed è essa stessa causa della crisi ambientale e climatica, e sempre più minaccia nucleare globale.
Il Governo italiano brilla per le contraddizioni stratosferiche fra ciò che dichiara e ciò che fa: via con i fossili, via col gas per il quale diventiamo “hub” europeo, ostracismo verso le rinnovabili e la diffusione delle Comunità Energetiche Rinnovabili, affossamento dei piani sulla mobilità sostenibile, regresso clamoroso delle politiche per lo sviluppo sostenibile e agenda 2030.
Basta a questo impazzimento! Contro tutto questo scioperiamo il 19 Aprile.
La lotta alla crisi climatica e alle ingiustizie che ne discendono, per noi è l’impegno per la transizione ecologica che investe economia e diritti e richiede soprattutto di ragionare su scala globale come risposta diversa alla logica delle guerre, dello sfruttamento dei Paesi poveri da parte di quelli più ricchi, e dell’autodistruzione. Mai come ora vale il “pensare globale, agire locale”.

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