Il movimento ambientalista Fridays For Future proclama il nuovo sciopero globale per il clima, previsto per venerdì 19 aprile. L’obiettivo è sempre lo stesso: mobilitare l’opinione pubblica e i governi contro i progetti fossili e per una transizione energetica più sostenibile e inclusiva.
Abbiamo bisogno di riprenderci il futuro. Di agire per il benessere collettivo, fermando i progetti fossili confermati con il Piano Mattei come il raddoppio del gasdotto Tap, realizzando qui come altrove una transizione a pianificazione democratica – dice Martina Comparelli, una delle voci prominenti del movimento – mentre gli interessi delle lobby fossili continuano a finanziare gli Stati responsabili di guerre.
Sinistra italiana partecipa allo sciopero globale per il clima del 19 aprile 2024
L’anno 2023 è stato l’anno più caldo della storia, con un innalzamento della temperatura media terrestre di 1,4 °C. Continua a crescere la nostra “impronta ecologica”, che misura l’impatto sull’ambiente in termini di risorse naturali necessarie alle nostre attività; allo stesso tempo diminuisce la “biocapacity”, cioè la capacità dell’ambiente di generare risorse rinnovabili e di assorbire rifiuti e CO2 generati; il bilancio è negativo, consumiamo più di quanto la natura è in grado di rigenerare: il “global owershot day” nel 2023 è stato il 2 Agosto e si prevede che nel 2024 sarà anticipato al 25 luglio!
Questo è il quadro desolante a quasi 9 anni dalla Cop21 di Parigi (Conferenza delle parti della Convenzione sui cambiamenti climatici) che impegnava a limitare ben al di sotto di 2 °C il riscaldamento medio globale rispetto al periodo preindustriale, puntando a un aumento massimo di 1,5 °C ne prossimi decenni (nel 2023 questo limite è stato praticamente raggiunto!), per contrastare la crisi climatica ormai esplosa in tutta evidenza. Veniva recepito quanto la comunità scientifica internazionale chiedeva da tempo, per evitare impatti altamente negativi sull’ambiente e sulla salute umana, con cambiamenti catastrofici per l’ecosistema terrestre.
Venivano messi al centro temi ambientali e sociali fondamentali, i diritti umani, la fame e la sete nel mondo, il diritto alla salute, i diritti delle popolazioni indigene, delle comunità locali, dei bambini, l’equità intergenerazionale e di genere e la necessità della protezione della biodiversità e dell’ecosistema, la conservazione del suolo e delle foreste.
Da allora c’è stato un arretramento complessivo - anche in Italia - rispetto all’esigenza di superare l’era dei combustibili fossili, all’esigenza di puntare ad una agricoltura sostenibile e alla lotta alla deforestazione, a quella di riconoscere il valore dei “beni comuni” da tutelare e mantenere nella disponibilità di tutti i cittadini; allo sviluppo dell’economa circolare basata sulla cultura del “non spreco” e ai “cicli delle risorse” come avviene negli ecosistemi naturali dove l’acqua e i nutrienti vengono continuamente riciclato, limitando la produzione di rifiuti e superando così la logica vetero industrialista del loro trattamento a fini energetici (come incenerimento e digestione anaerobica) privilegiando il recupero di materia.
Si è fermata anche la Ue, nonostante abbia fissato recentemente obiettivi ambiziosi per la limitazione delle emissioni di gas serra, principale causa della crisi climatica: 55% entro il 2030 e neutralità carbonica entro il 2050.
La transizione ecologica, uno degli assi portanti delle politiche europee, è stata soppiantata dalla transizione bellica, che assorbe sempre più investimenti ed è essa stessa causa della crisi ambientale e climatica, e sempre più minaccia nucleare globale.
Il Governo italiano brilla per le contraddizioni stratosferiche fra ciò che dichiara e ciò che fa: via con i fossili, via col gas per il quale diventiamo “hub” europeo, ostracismo verso le rinnovabili e la diffusione delle Comunità Energetiche Rinnovabili, affossamento dei piani sulla mobilità sostenibile, regresso clamoroso delle politiche per lo sviluppo sostenibile e agenda 2030.
Basta a questo impazzimento! Contro tutto questo scioperiamo il 19 Aprile.
La lotta alla crisi climatica e alle ingiustizie che ne discendono, per noi è l’impegno per la transizione ecologica che investe economia e diritti e richiede soprattutto di ragionare su scala globale come risposta diversa alla logica delle guerre, dello sfruttamento dei Paesi poveri da parte di quelli più ricchi, e dell’autodistruzione. Mai come ora vale il “pensare globale, agire locale”.